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Camminando per le strade di Roma

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Tra queste mura, queste chiese,

questi acquedotti e tesori nascosti

tra rifiuti sparsi, cerco…

 

E forse sono nel ticket di un bus

che rotola, non visto,

tra stranieri occhi con l’agrodolce

dei mari attraversati nelle pupille.

 

La malinconia morde randagia i calcagni,

il chiarore dei tuoi cieli è irreale;

la luce pigmenti di carta stracciata

come coriandoli di un carnevale infinito

tra spazi vuoti come anestesie.

 

Cammino per le tue strade, vestita di deserto,

con la paura incisa nel nervo della fierezza,

tra i tuoi ruderi urlanti parole perdute

tra tutta questa gente che t’assale,

senza riuscire a vederti mai.

 SilviaDeAngeliss - 22/03/2023 14:43:00 [ leggi altri commenti di SilviaDeAngeliss » ]

La mia città (Roma), non è più la stessa da anni, nonostante il suo incredibile e unico fascino, giace in un’indifferenza che la rende malinconica, in quel caos assurdo, e assordante, che ne fa solo "gelida metropoli"
Sempre bello leggerti, un sorriso, Annalisa

 Caterina Alagna - 22/03/2023 12:54:00 [ leggi altri commenti di Caterina Alagna » ]

Come sempre le tue poesie fanno vibrare le corde dell’anima. Uno sguardo malinconico di Roma...sai mi è successo non poche volte in questa meravigliosa città di essere travolta da un’onda malinconica, tutta quella che urla e che sembra sfuggire dalle mani, anche se rimane impressa nell’anima. Complimenti, come sempre, Annalisa!

 Vincenzo Corsaro - 22/03/2023 11:35:00 [ leggi altri commenti di Vincenzo Corsaro » ]

La bella chiusa racchiude il senso della tua visione malinconica di questa città immortale. La gente ormai tende a guardare con gli occhi della mente badando solo all’esteriore e non riflettendo che ogni mattone di questa città porta con sé una storia immensa. Condivisa pienamente questa tua bella poesia, un sorriso :)

 Angelo Naclerio - 21/03/2023 23:21:00 [ leggi altri commenti di Angelo Naclerio » ]

Voler, saper vedere è cruciale: mentre tantissimi tra noi viventi vanno veloci i resti che nell’altro ieri appena del cosmo furono nostri se ne stanno immobili, osservano languiscono com-patiscono, vivi accanto ai loro eredi per chi nelle proprie vene vivendo "l’agrodolce" dei giorni pur essi sente vivi.."Con la paura incisa nel nervo della fierezza",magnifica questa dizione d’intima fonda verità esploratrice.
Grazie a te Annalisa, con libere ali di poesia.

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